Arte, dignità e guarigione
Nasreen è un ritratto di Nasreen Sheikh, sopravvissuta alla schiavitù moderna, attivista per i diritti umani, artista e fondatrice di The Empowerment Collective. Il dipinto è realizzato con la tecnica della tempera all’uovo, utilizzando pigmenti naturali — un metodo tradizionalmente impiegato nell’arte sacra. L’uso dell’iconografia e delle tecniche pittoriche del primo Rinascimento da parte di Hannah Rose Thomas, insieme alla foglia d’oro, diventa simbolo della restituzione della dignità e del valore sacro di ogni individuo.
In questa mostra, le storie di pigmento, pietra e vetro vengono raccontate attraverso una serie di opere appositamente commissionate. Oltre al ritratto di Nasreen Sheikh di Thomas, l’esposizione include: un dipinto dell’artista e professore John Sabraw, realizzato con pigmenti prodotti nel suo studio a partire da residui di drenaggio minerario riciclati provenienti dalle montagne dell’Ohio; una nuova installazione in vetro di Nina Cooke John, fondatrice di Studio Cooke John Architecture and Design e designer della mostra With Every Fiber; e un prototipo sostenibile per strutture in pietra che dimostra soluzioni ingegneristiche innovative, progettato da Steve Webb di Webb/Yates e realizzato dalla Stone Masonry Company.
La London Philharmonic Orchestra, partner di lunga data di Grace Farms, ha inoltre registrato Woven in Tears, una nuova composizione di Evan Williams creata appositamente per la mostra e diffusa all’interno dell’installazione.
Tuli Mekondjo espone invece a St James’s Piccadilly nell’ambito del programma Art in the Side Chapel, curato dalla Revd Dr Ayla Lepine, vicerettrice di St James’s e storica dell’arte e dell’architettura. Queste mostre temporanee invitano il pubblico a riflettere sul potere trasformativo della creatività e della fede attraverso una prospettiva intersezionale. Con un titolo in oshivambo, inglese e finlandese, l’artista namibiana Mekondjo affronta temi di giustizia sociale e spiritualità, analizzando l’ascesa del cristianesimo missionario nel nord della Namibia alla fine del XIX secolo. Nel farlo, solleva questioni urgenti sulle relazioni tra colonialismo, spiritualità africana e il bisogno di guarigione e di ri-radicamento di molte comunità africane, sia nel continente sia nella diaspora.