Oltre a questo
Oltre a questo, scorgo l’ombra di un’auto che sfreccia lungo le pareti bianche della galleria sottostante. Attraversando il ponte che conduce alla piattaforma panoramica, mi trovo davanti a Golden Lotus (Inverted) di Conrad Shawcross: una Lotus Elite d’epoca (1981) sospesa a testa in giù su catene, che ruota lentamente accompagnata da una colonna sonora originale di MYLO. Un magnifico guscio, privato del suo motore da 2,2 litri, 16 valvole e 4 cilindri, presentato per la prima volta alla Saatchi Gallery in occasione di Sweet Harmony: Rave Today (2019), l’ultima grande mostra blockbuster curata da Adams.
L’opera ora pende sopra una pila di pneumatici usati – YARD, un lavoro partecipativo e interattivo di Allan Kaprow. Guardando il veicolo dall’alto e chiedendomi chi avrà il coraggio di avventurarsi in quella montagna di gomma per giocare sotto un’auto in rotazione, provo una strana miscela di ammirazione (per la fisicità di questo accostamento di opere) e di rabbia verso il nostro presente, così ossessionato dal software, che accelera ciò che consumiamo e quanto velocemente lo gettiamo via. Mi tornano in mente le parole di Eno: «La nostra più grande speranza è che le prossime generazioni non dubitino mai del fatto che abbiamo pensato a loro e costruito per loro.»
Più volte, durante il percorso attraverso questa mostra che si estende su due piani e nove grandi spazi espositivi, avverto questa tensione tra provocazione e coinvolgimento. «Non è una sola mostra, ma più mostre», afferma Adams, «ogni sala è curata attorno a un tema specifico, con opere collocate in dialogo o in forma di personali che affrontano un particolare aspetto di The Long Now.»
Ci troviamo ora nella prima sala, dedicata al tema del Mark Making, davanti a un dipinto luminoso di Rannva Kunoy, ATH/ATL x1 (2024). L’opera è realizzata con vernice per automobili, una forma strutturale di colore che richiama le ali di una farfalla e cambia tonalità man mano che ci si muove intorno ad essa. In fondo alla sala appare una strana apertura fluttuante, incorniciata da quello che sembra torba di palude. In realtà si tratta di lana inserita in lunghi tubi di nylon dall’artista multidisciplinare londinese Carolina Mazzolari. A differenza delle sue altre opere, riconoscibili per la tecnica scultorea di cucitura argentata, qui sembra di osservare una nuova forma di isolamento ecologico. «Beh, forse potrebbe essere anche un modo per leggerla così», dice Adams, con il suo sorriso ironico e contagioso. È evidente quanto abbia apprezzato tornare in questi spazi e riempirli di nuovo.